Il reflusso gastroesofageo è una patologia molto diffusa causata dalla risalita dei succhi gastrici in esofago, che provocano infiammazione e irritazione esofagea, responsabile della sensazione di bruciore a carico dello sterno.

È definita la patologia del 3° millennio e la sua diffusione è dovuta ai cambiamenti nello stile di vita e alimentari. Sono più colpite le donne rispetto agli uomini e l’età di insorgenza è tipicamente tra i 55 e i 65 anni.

Ma vediamo quali sono le cause, come si previene e come si cura

Quali sono le cause?

Generalmente il tono dello sfintere esofageo inferiore (vale a dire la zona di transito tra stomaco ed esofago) è dotato di un meccanismo anti-reflusso che permette il mantenimento di una protezione anti-reflusso.

Quando la pressione si riduce durante il passaggio di cibo o di liquidi, il materiale acido e non-acido compie una risalita dallo stomaco verso l’esofago.

Tale processo avviene anche in condizioni normali, senza l’instaurarsi della patologia. Se però la durata e la quantità del reflusso superano una certa soglia, si genera la malattia da reflusso gastroesofageo.

La pressione del passaggio tra esofago e stomaco può variare, è infatti influenzata dal regime alimentare, dagli ormoni e dai farmaci assunti.

Possiamo suddividere le principali cause del reflusso gastro-esofageo come segue:

  • fattori alimentari: Alimentazione ricca di cibi piccanti, menta, caffè, tè, alcolici, pomodori, cioccolato, cibi fritti, bevande gassate
  • fattori esofagei: rilasciamento transitorio dello sfintere esofageo inferiore, ipotonia dello sfintere esofageo, ridotta resistenza della mucosa esofagea
  • fattori gastrici: ritardato svuotamento gastrico, incoordinazione motoria gastro-duodenale
  • altri fattori: discinesia colecistica, patologie del colon, patologie del rachide, condizioni di aumento delle pressioni endo-addominali (obesità, gravidanza…)
  • farmaci: FANS (anti-infiammatori non steroidei), tetracicline, potassio, calcio-antagonisti, benzodiazepine, antidepressivi, dopamina

Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?

I sintomi si possono suddividere in due gruppi principali: tipici (caratteristici della patologia e sempre presenti) e atipici (non sempre presenti)

Tra i sintomi tipici vi sono la pirosi retrosternale (un senso di bruciore dietro allo sterno), che si irradia posteriormente fra le scapole e può arrivare fino al collo. Un secondo sintomo tipico è il rigurgito acido, vale a dire una percezione di liquido acido in bocca.

Tra i sintomi atipici o secondari vi sono la nausea, la difficoltà alla digestione e alla deglutizione, asma, dolore al torace, tosse, raucedine (abbassamento della voce, alitosi)

I sintomi legati al reflusso gastroesofageo possono presentarsi a intermittenza nel corso di una giornata, ma anche in modo continuativo.

I momenti nei quali è più probabile riscontrare disturbi di questo genere sono al risveglio, dopo i pasti, durante la digestione, quando il paziente si sdraia o se si piega in avanti (ad esempio raccogliendo qualcosa da terra o allacciandosi le scarpe).

Come diagnosticare il reflusso gastroesofageo?

La presenza di sintomi tipici associati o meno a quelli atipici pone il sospetto della patologia.

Gli esami di diagnostica strumentale che si possono eseguire sono:

  • gastroscopia: si esegue attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile munito di telecamera e una pinza bioptica, utile per eseguire alcuni prelievi della mucosa.
  • Rx con mezzo di contrasto esofago-gastrico: è un esame radiologico del tubo digerente grazie al quale dopo aver fatto bere al paziente un liquido di contrasto biancastro, sarà possibile analizzare l’anatomia di stomaco, esofago e intestino tenue
  • Ph-metria esofagea delle 24 ore: permette la rilevazione e la registrazione del pH nei distretti del tubo digerente. Queste informazioni si ottengono mediante un elettrodo di pochi mm che viene introdotto attraverso la narice e collegato ad un registratore portatile
  • manometria gastro-esofagea: verifica la presenza di anomalie della motilità dell’esofago. Introducendo una sonda nel naso del paziente, che dovrà bere piccoli sorsi d’acqua, si valutano le pressioni di riempimento e svuotamento dell’esofago-stomaco

Come si cura il reflusso gastroesofageo?

Il primo approccio terapeutico per il reflusso gastro-esofageo è sicuramente quello di modificare lo stile di vita:

  • ridurre alimenti che irritano esofago e stomaco: tè, caffè, cioccolato, menta, cibi fritti, pomodori
  • riduzione del peso corporeo
  • ridurre il consumo di alcolici
  • evitare il fumo
  • fare pasti piccoli e frequenti
  • evitare di coricarsi subito dopo i pasti

Tra i rimedi farmacologici ci sono:

PPI, inibitori di pompa protonica sono farmaci gastroprotettori che si assumono per ridurre nello stomaco la produzione di acido cloridrico (ad esempio omeprazolo e lansoprazolo)

Antiacidi, i quali hanno un’azione rapida sui sintomi ma che non vanno a guarire eventuali erosioni della mucosa esofagea (come maalox e riopan)

Procinetici che sono utili per favorire lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, impedendo il reflusso (ad esempio metoclopramide e neostigmina)

H2 antagonisti che riducono la produzione di acido gastrico e hanno un effetto rapido e più duraturo rispetto agli antiacidi, (ad esempio ranitidina e cimetidina)

Si ricorda di fare sempre attenzione ad eventuali effetti indesiderati in seguito all’assunzione di tali farmaci e di consultare sempre il proprio medico per impostare una terapia adeguata.

 

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